VENERABILE ANNA LAPINI

la maggiore disgrazia che ci possa capitare

è quella di non essere utili a nessuno

e che la nostra vita

non serva a niente

Venerabile Anna Maria Fiorelli Lapini

Vedova e Fondatrice

 

Firenze, 27 maggio 1809 – 15 aprile 1860

Marianna Fiorelli nacque a Firenze il 27 maggio 1809. Inizialmente decisa a farsi religiosa, venne respinta da alcuni conventi per la scarsità della sua dote. Chiesta in moglie da Giovanni Lapini, accolse il matrimonio come via di santificazione personale e del coniuge, che amò costantemente fino alla morte di lui, aiutata anche dall’adesione al Terz’Ordine di San Francesco. Rimasta vedova, traslocò nel quartiere fiorentino di porta San Miniato e iniziò a prendersi cura delle figlie dei contadini, raggiunta ben presto da alcune compagne. Il 18 maggio 1850 venne quindi ufficialmente fondato l’Istituto delle Povere Figlie delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi, popolarmente note come Suore Stimmatine. Dopo quasi dieci anni di viaggi, fondazioni, prove e gioie di ogni tipo, vissute costantemente in unione a Gesù Crocifisso e ispirandosi al santo di Assisi, Anna, soprannominata “la Mamma di Firenze”, morì a causa di un cancro il 15 aprile 1860. È stata dichiarata Venerabile con decreto del 12 aprile 2003. I suoi resti mortali riposano nella chiesa di Santa Maria della Neve al Portico a Firenze, presso la Casa Madre dell’Istituto vicino alla Certosa.

Il 27 maggio 1809 nacque a Firenze, in via del Ramerino (ora Borgo Allegri 15), presso il quartiere di Santa Croce, la quinta degli undici figli di Giuseppe Fiorelli, barbiere, e di Rosalinda Pecorai, che di mestiere cuciva cappelli femminili. Al battesimo ricevette il nome di Marianna, ma per tutti fu semplicemente Anna o Annina. Lei e i suoi fratelli vennero tutti educati alla fede dall’esempio dei genitori, in particolare del padre, il quale, oltre a operare nella sua bottega, prestava servizio sia nelle case dei ricchi sia nelle carceri; inoltre, partecipava quotidianamente alla Messa e frequentava l’Oratorio tenuto dai discepoli di san Filippo Neri. A contribuire alla formazione religiosa fu anche la nonna, che raccontava ai nipoti episodi della vita di Gesù e dei santi. Annina ricevette la Cresima a sette anni e, quando ne aveva circa dodici, la Prima Comunione. In famiglia era soprannominata “l’accomoda”, cioè colei che sapeva metter pace tra i dissidi che potevano sorgere. Per imparare un mestiere, nel periodo intercorso tra i due Sacramenti, andò a scuola di cucito dalle sorelle Stagi, ma se ne allontanò a causa di una compagna non religiosa quanto lei. Man mano che cresceva, la ragazza andava maturando una particolare sensibilità verso i poveri e gli anziani rimasti soli, che visitava appena poteva. Nelle lunghe soste in preghiera nella basilica di Santa Croce e frequentando la scuola del monastero di Santo Spirito, intensificò la sua relazione col Signore, tanto da sentirsi chiamata da lui alla vita religiosa. Ma gli ostacoli non tardarono. Il primo era costituito da un giovanotto, parente di una signora presso la quale Anna era andata a lavorare come stiratrice di merletti: per respingerlo del tutto, lasciò il lavoro e si mise in proprio. Il secondo, invece, era la mancanza della dote all’epoca richiesta per entrare in convento, motivo per cui venne respinta sia dalle Cappuccine sia dalle Carmelitane della sua città. Le biografie raccontano che, a quel punto, la fanciulla pare abbia esclamato: «Lo troverò io un convento che costa meno!». Dopo quello sfogo, cadde malata di tisi e dovette trascorrere molto tempo in casa, ridotta quasi in fin di vita. Fu all’incirca in quel periodo che, durante la convalescenza, un giovane suo dirimpettaio si accorse di lei. Si chiamava Giovanni Lapini, lavorava anche lui come barbiere e, nonostante fosse di carattere scapestrato, mostrò di avere serie intenzioni verso la giovane. I genitori di entrambi, non avendo nulla in contrario, acconsentirono alle nozze. La diretta interessata, però, per lungo tempo continuò a domandarsi perché Dio avesse cambiato i suoi piani su di lei. Alla fine, consigliata dal suo confessore, accettò quell’evento come un’opportunità per santificare se stessa e Giovanni, con cui si sposò il 18 febbraio 1833 nella chiesa di San Giuseppe. La loro unione non fu priva di disagi: il marito non era molto laborioso e trascorreva i momenti liberi dal lavoro in osteria. Anna, che gli voleva davvero bene ed era ricambiata, lo aspettava tutte le sere, sperando in una sua conversione. Inoltre, il rapporto coi suoceri, che le rimproveravano di darsi eccessivamente alla preghiera, era particolarmente difficile. Fu proprio nelle sue frequentazioni religiose, invece, che trovò conforto. Nella Quaresima del 1839, ascoltando in Santa Croce la predicazione del francescano padre Ducci, si sentì ispirata a confidarsi con lui. A sentirla raccontare della sua delusione per non aver potuto abbracciare la vita consacrata, lui le prospettò di aderire al Terz’Ordine Francescano. Anna accettò e, da allora, cambiò ulteriormente vita, vestendo in maniera modesta e aumentando la sua assistenza agli ammalati bisognosi. Una svolta determinante nella vita dei coniugi Lapini avvenne quando, durante il carnevale del 1842, Giovanni si ammalò di polmonite a seguito di una battaglia a palle di neve e si aggravò per aver voluto uscire ugualmente per partecipare a un banchetto. La moglie gli fu sempre accanto, fino alla morte, sopraggiunta il 23 marzo 1842. Rimasta vedova e non avendo avuto figli, Anna, ormai trentatreenne, andò ad abitare dapprima a casa di Orlando, suo fratello maggiore, poi, quand’egli si sposò, in una casetta fuori porta San Miniato. Allo scopo di guadagnarsi da vivere, accettò di prendersi cura delle figlie dei contadini, per dare loro un’istruzione di base, altrimenti negata a chi, come loro, non poteva aver accesso alle scuole per i più abbienti. Col tempo, le allieve aumentarono e, di pari passo, anche alcune giovani domandarono ad Anna di poterla affiancare nella sua opera. Da Casa Ducci, sua prima dimora, passò insieme alle compagne a Casa Ciolli, più vicina al convento di Monte alle Croci, retto dai Frati Minori. Nell’agosto del 1846, Anna e sei compagne traslocarono nuovamente, presso “La Fantina”, data in affitto dai Padri Scolopi. Si racconta, infatti, che tempo prima lei avesse avuto un sogno in cui un anziano sacerdote, poi riconosciuto come san Giuseppe Calasanzio, fondatore degli Scolopi, le indicava quel luogo come la nuova destinazione. La fama di cui quel sodalizio cominciava a godere disturbava molti: iniziò a circolare un volantino dove le si associava alla Compagnia di Gesù, chiamandole “gesuitesse”. Anche per questo motivo, si rese necessaria una stabilizzazione nel loro stile di vita, che seguiva sempre la regola del Terz’Ordine Francescano. Così, il 18 maggio 1850, vigilia di Pentecoste, il piccolo gruppo vestì alla Fantina l’abito religioso, ricavato da alcuni sai sistemati alla meglio, accompagnato da un velo bianco, dal cordone francescano e da un grosso Crocifisso. Il nome adottato fu quello di Istituto delle Povere Figlie delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi, ma tra la gente del popolo divennero presto note come “Suore Stimmatine”. Anna assunse il nome religioso di suor Anna delle Sacre Stimmate e venne riconosciuta come Fondatrice. L’attività delle Stimmatine venne presto estesa a larga parte del Granducato di Toscana e anche oltre, fino allo Stato della Chiesa e al Regno delle Due Sicilie. A Firenze, oltre alla Fantina, fu loro sede anche il convento di Santa Maria della Neve al Portico (“il Portico”, per brevità), situato accanto alla Certosa, dove si stabilirono nel 1852 e che divenne la Casa Madre dell’Istituto. L’aiuto delle suore venne lodato una volta di più dai fiorentini durante l’epidemia di colera del 1854. Esclamando: «Andiamo, tocca a noi!», la fondatrice le guidò attraverso le vie della città, meritandosi l’appellativo di “Mamma”, quello stesso che il marito, sul letto di morte, le ripeteva spesso tra i deliri. Oltre alla vicinanza dei francescani, un notevole aiuto venne fornito da papa Pio IX, che incontrò madre Anna in numerose circostanze. Il 23 luglio 1855 il Vescovo di Roma  emanò un Breve Pontificio di lode e, il 20 maggio 1856, il Decreto di lode. L’approvazione definitiva delle Costituzioni, ossia della regola di vita dell’Istituto, sarebbe poi arrivata il 19 settembre 1888. Anna Lapini più volte visitò le comunità o “ritiri” da lei istituiti, fornendo alle consorelle esortazioni spirituali e consigli pratici per il loro benessere, che anteponeva al proprio. Il tutto era completato da un pieno affidamento alla Provvidenza divina, tanto che lei attribuiva a san Gaetano da Thiene le grazie singolari di cui era testimone. Fu durante uno degli ultimi viaggi che le si aprì un nuovo campo di bene: incontrò il frate minore francescano  padre Ludovico da Casoria (canonizzato nel 2014), che le affidò le bambine africane da lui sottratte alla schiavitù.     Col trascorrere del tempo, madre Anna si sentiva sempre più debilitata, ma non trascurava le lunghe ore di preghiera e i sacrifici cui si sottoponeva volontariamente. Quando le fu diagnosticato un cancro, al termine della sua ultima visita alle case in Toscana, venne costretta al riposo nel ritiro del “Portico”. Nel corso dei tre mesi d’agonia, a volte le sfuggiva qualche lamento: quando accadeva, chiedeva perdono alle consorelle se non riusciva ad essere loro d’esempio. Infine, alle 20.30 del 15 aprile 1860, seconda domenica di Pasqua, Anna Lapini si voltò verso un’immagine di san Francesco e rese l’anima a Dio.

L’espansione dell’Istituto proseguì anche dopo la sua scomparsa. Nel 1879, le Stimmatine vennero invitate in Albania dal francescano padre Giampiero da Bergamo. Disperse dal 1944 a causa dell’avvento del regime comunista (tra di loro una candidata agli altari, l’aspirante Maria Tuci), solo dal 1991 poterono ricostituire la comunità: delle oltre cento religiose, ne vennero ritrovate ventotto, immediatamente condotte in Italia perché le loro condizioni fisiche erano molto compromesse. Un’ulteriore apertura alla missione “ad gentes” avvenne dal 1960 in poi, con le fondazioni in Brasile, Spagna, Ecuador, Zaire e Bolivia. L’ultima, a Matola-Maputo, in Mozambico, è del luglio 2008. Lo scopo è sempre il medesimo che mamma Anna aveva indicato nel suo testamento spirituale: accogliere le giovani impossibilitate a farsi religiose in altri conventi; educare i bambini, specialmente i più poveri; cercare di ripresentare il genuino spirito francescano; vivere come i primi cristiani, cercando d’essere di esempio a tutti. La causa di beatificazione di Anna Fiorelli Lapini, introdotta il 23 gennaio 1918, è attualmente in attesa dell’approvazione di un miracolo che, dopo il decreto sulle virtù eroiche promulgato il 12 aprile 2003, potrebbe aprire la via all’ufficializzazione, almeno locale, del suo culto. I suoi resti mortali riposano nella chiesa di Santa Maria della Neve al Portico a Firenze, presso la Casa Madre delle Stimmatine.

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Fu chiamata la “Mamma di Firenze” per il suo prodigarsi nel colera del 1854; Anna Maria Fiorelli nacque il 27 maggio 1809 nel quartiere di S. Croce a Firenze, quinta degli undici figli del barbiere Giuseppe Fiorelli e di Rosalinda Pecorai crestaia (cucitrice di cappellini per signora). Per la sua povertà, che non le consentiva di portare la prescritta dote per entrare in un Istituto religioso, finì per accettare di sposarsi il 18 febbraio 1833, con Giovanni Lapini, compagno d’infanzia e amico di famiglia. Purtroppo il matrimonio non fu felice e Anna Maria soffrì molto per la dissolutezza del marito, uomo fannullone, frequentatore di bettole, giocatore e bestemmiatore; figli non ne vennero. In seguito il marito si convertì e nel 1842 morì lasciandola vedova a 35 anni; Anna Maria si ritirò in un popolare quartiere fuori Porta S. Miniato, vivendo poveramente; seguace del Poverello d’Assisi nell’amore a Gesù Crocifisso, si dedicò a portare soccorso agli umili e sofferenti. Nel 1846 il 17 maggio, insieme a sei compagne, si vestì col rozzo saio del Terzo Ordine di S. Francesco, davanti all’altare di Dio e nelle mani di un padre francescano di Monte alle Croci, assumendo il nome di suor Anna delle S. Stigmate. Alloggiarono nella villa “Fantina” datale dai padri Scolopi, dando inizio alla sua prima scuola a Firenze, per educare con amore le bambine più disagiate della città. Nel 1850 fondò l’Istituto delle “Povere Figlie delle S. Stigmate di S. Francesco d’Assisi” dette poi ‘Stimmatine’, con lo scopo dell’istruzione della gioventù e per l’esercizio delle opere di misericordia. L’Istituzione fu approvata dalla S. Sede in forma provvisoria il 23 luglio 1855 e definitivamente il 19 settembre 1888, diffondendosi rapidamente. Suor Anna Maria Fiorelli Lapini fece la sua professione religiosa nel 1855; nel 1854 era con le sue consorelle in prima fila nel soccorrere i colpiti dal colera, ad una suora che doveva assistere un ammalato disse: “Guarda Gesù piagato e poi mettiti all’opera”. Pregò Dio dicendo: “Io volevo una cosa e Voi Signore, me ne fate fare un’altra… Voi lo sapete: io volevo stare in ritiro, sconosciuta a tutti e Voi mi mettete a sventolare come bandiera sul campanile di Santa Croce; sia fatta la Vostra volontà”. Il 15 aprile 1860 morì a 51 anni nel ritiro maggiore dell’Istituto, detto di S. Maria della Neve al Portico di Firenze e qui sepolta. La causa per la sua beatificazione fu introdotta il 23 gennaio 1918.