MADONNA DI MONTALTO

 

la “Madonna della Lettera”

O della Lettera Madre e Regina

 

Quanti tra noi, cittadini messinesi, hanno ricordo degli avvenimenti vicini e lontani accaduti nella nostra città. Il 3 giugno per la città di Messina è la data in cui si festeggia il Santo patrono che è la Madonna della Lettera, voglio raccontare l’origine della tradizione che lega indissolubilmente la nostra città alla devozione mariana. Conoscere questi eventi significa comprendere questa città, le sue tradizioni, le sue usanze, ma soprattutto capire la Messina di oggi. Siamo in epoca cristiana, primavera dell’anno 41 o 42. Essendo Messina città di transito obbligata nel Mediterraneo, si racconta che anche l’apostolo Paolo di Tarso circa otto anni dopo la morte di Gesù, invitato dai messinesi, venne e sbarcò a sei miglia di distanza dalla Città in quel punto della costa detto da allora in poi “Cala S. Paolo”, nei pressi di Giampilieri. Egli era proveniente da Reggio Calabria “dov’era giunto da Siracusa condotto verso Roma dal centurione Giulio” e dopo il suo naufragio a Malta. Caio Domenico Gallo – storiografo, annalista e letterato – negli “Annali della città di Messina” (1736), riporta che in tale località, nelle vicinanze di una chiesa dedicata allo stesso santo, un masso sormontato da una rudimentale croce di ferro indica il punto dove avrebbe sostato l’apostolo delle genti. Fu grazie a lui che i messinesi si convertirono al cristianesimo, tanto che lo stesso Santo, era il 40 d.C., ordinò vescovo il messinese Bacchilo. Paolo predicò, intorno alla vita di Gesù, a tutte le genti di Messina, al ceto elevato e all’umile popolano senza distinzione, e i messinesi furono presi a tal punto dalla sua predicazione che si convertirono al Vangelo da lui predicato con slancio ed entusiasmo. Il fervore religioso dei messinesi crebbe così rapidamente e a tal punto che molti espressero il desiderio di visitare i luoghi santi, per conoscere la madre di Gesù, Maria, che era ancora vivente. Nell’anno 41 d.C. mandarono a Lei un’ambasceria insieme alla stesso S. Paolo sulla medesima nave. Giunti gli ambasciatori in Gerusalemme, ebbero in risposta dalla Madre di Gesù la seguente lettera scritta in ebraico e tradotta in latino nel 1940 dal greco-messinese Costantino Lascaris, si leggeva:

 

Maria Vergine, figlia di Gioacchino, umilissima serva di Dio, Madre di Gesù Cristo Crocifisso, della Tribù di Giuda, della stirpe di Davide, ai Messinesi tutti, salute e benedizione di Dio Padre Onnipotente.Consta per pubblico strumento che voi ci avete mandato legati e nunzi, e che già per le prediche di Paolo Apostolo vi è nota la via della verità, e che il figlio nostro, generato da Dio, si è fatto uomo, e dopo la sua resurrezione è salito al ciel, per la qual cosa. Benediciamo Voi e la Stessa Città, della quale vogliamo essere perpetua protettrice.   L’anno di nostro figlio 42 in Gerusalemme Indizione 1 luna XXVII giorno di giovedì 3 di giugno..

Maria Vergine    

 

La lettera era legata con alcuni capelli della Madonna, che da allora in poi vennero custoditi nella Cattedrale. Per questo fatto Maria fu sempre venerata in Messina sotto il nome di Madonna della Lettera. Gli ambasciatori messinesi furono Girolamo Origgiano, Marcello Benefante, Centurione Mulè, Bridio Ottavioessi fecero ritorno in città l’8 settembre dello stesso anno. L’originale della Sacra Lettera fu accuratamente nascosta dal Senato messinese quando prima l’imperatore Diocleziano e poi Massimino perseguitarono la religione cristiana. La lettera originale, fu poi ritrovata nell’archivio pubblico nell’anno 430. Con i disastrosi terremoti che colpirono la città se ne persero definitivamente le tracce. Il fatto di possedere una reliquia di tale importanza suscitò le gelosie delle altre città siciliane che obiettavano sulla veridicità dei fatti affermando che il documento era stato realizzato da uno dei tanti dotti prelati bizantini che erano in città per favorire la supremazia della città dello Stretto. La lettera sparì dai forzieri del Duomo di Messina e non si sa dove sia finita. Vi era custodita nell’anno 430 perché a tale data Flavio Lucio Destro ne indica il ritrovamento. Fra le ipotesi di trafugamento P. Benedetto Chiarello riferisce in “Memorie Sacre” (1705) che fu conservata per un certo tempo in un Ostensorio come Reliquia Sacra, e in tale stato era custodita da un certo Massimiliano al quale sarebbe stata sottratta con l’inganno e quindi bruciata. Della lettera riferisce pure Jean Houel che riprende la notizia da J.Y. De Burigny in “Viaggio in Sicilia, a Malta e a Lipari” scrivendo che la lettera “è stata conservata fino ai nostri giorni nel tabernacolo di questa Chiesa in cui fu devotamente posta e custodita con cura. Non crediamo che essa sia andata perduta nell’ultimo terremoto, essendo riuscita a scampare a tutti gli altri”. Salvino Greco afferma che  “la tesi più accreditata, invece, è quella che pretende essere stata distrutta dal fuoco nell’incendio della Cattedrale del 1254 – durante la cerimonia funebre del re Corrado IV – o nel terremoto del 1693” e cita f. Gotho, che scrive ancora in “Breve ragguaglio …” “… come nel pubblico Tesoro de la città conservata si vede”. La Curia di Roma, ai fedeli della Madonna della Lettera, ha concesso  diverse  indulgenze nel tempo a firma di diversi papi quali Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X e vari altri fino a Pio IX nel 1870, al fine di comprovare l’autenticità del culto. Così ogni 3 giugno Messina ricorda l’episodio della consegna della Lettera portando in processione una statua d’argento della Vergine, che tiene in mano la Sacra Lettera. La statua è posta su una varetta, anch’essa d’argento, sulla quale vi è un reliquario bronzeo contenente i capelli con cui la Vergine legò la Lettera stessa. Il  corteo parte dalla Cattedrale e si snoda lungo le vie Cavour, Cannizzaro, Garibaldi, I° Settembre per poi fare ritorno in Cattedrale. Alla Processione prendono parte tutte le Congregazioni Religiose e le Associazioni di Volontariato cittadine.

 

 

A conferma del legame che unisce Messina e i messinesi al culto mariano è stata eretta all’ingresso del porto naturale una colonna votiva (alta 60 m.) con la statua in bronzo dorato della Vergine. La colonna è situata sul maschio del forte S. Salvatore (costruito questo dagli spagnoli nel 1546). Lungo il muro frontale che guarda la città, ben visibile a chi arriva e parte da Messina è riportata la  frase ricavata dalla lettera: «VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS». La statua fu inaugurata il 2 agosto 1934 e  Papa Pio XI da Roma telecomandò l’accensione delle luci che illuminarono la stele, l’iscrizione e l’aureola della Madonna. La statua della Madonna è stata recentemente restaurata e restituita allo splendore del bronzo dorato in occasione del giubileo del 2000 dall’Arcivescovo Mons. Marra.

 

Riguardo la veridicità storica della Madonna della Lettera, patrona di Messina, che gli scettici e i non messinesi si sforzano di cercare per poterla negare, si può affermare che sicuramente i fatti antichi non tutti e non sempre sono “documentabili” per via ordinaria, però c’è una sequenza di accadimenti lunga duemila anni che più volte è stata confermata da eventi ed episodi storici, i quali testimoniano la protezione perenne di Maria, madre di Gesù, nei confronti dei messinesi. Gli eventi storici e geologici che hanno interessato questo lembo di terra di Sicilia hanno sepolto o distrutto le prove del passato, ma testimoni attendibili quali papi,  persone semplici e grandi santi, che si sono succeduti nei secoli ci hanno consegnato una fede viva, la fede cristiana che non si fonda solo ed esclusivamente su racconti e testimonianze ma si alimenta della verità nascosta fra le pieghe del tempo e nelle testimonianze di vita di molti.

È interessante scoprire le tante raffigurazioni della Madonna della Lettera, riportate nel volume del Rev. Padre Placido Samperi, messinese, della Compagnia di Gesù, Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio Maria Protettrice di Messina “divisa in cinque Libri ove si ragiona delle Immagini di Nostra Signora che si riveriscono nei Templi, e Cappelle più famose della Città di Messina, edito in Messina, a cura di Giacomo Mattei, stampatore camerale, 1644”, che si trova nella Biblioteca del Centro di Documentazione di Bologna. La prima raffigurazione della Madonna della Lettera la troviamo nella Cappella del Palazzo del Senato, opera del pittore messinese Antonino Barbalonga, nella quale la Vergine, circondata da Angeli, è rappresentata mentre con la mano destra alzata benedice gli Ambasciatori, presentati da S. Paolo, e con la sinistra consegna loro la lettera. Un altro quadro si trova nella chiesa del Monastero di S. Paolo, dove è custodita e venerata. La Madonna vi è raffigurata non seduta in trono, ma in piedi mentre viene incontro agli Ambasciatori per consegnare loro la lettera. Un quadro simile lo troviamo anche nella chiesa “de’ Fanciulli dispersi” cioè abbandonati, anch’essi raffigurati nel dipinto. Più interessante ed originale è l’immagine della Madonna della Lettera nella chiesa di S. Nicolò de’ Greci. Tra tanti quadri raffiguranti la Madonna, tutti antichi e sicuramente i più da restaurare, ve n’è uno restaurato dal “Il pittore Paolo Savola, il quale chiede ed ottenne di poter restaurare anche una tavola di antichissima fattura, tutta tarlata e in parte scorticata nei colori, raffigurante la Madonna.

È un’immagine dipinta all’antica, con un manto come usano le donne egiziane, con un Bambino in braccio che sta rimirando la madre”. Ripulito il dipinto, “si scoprì nelle mani del Puttino un foglio sul quale si vedono scritte alcune lettere greche. … Il Cappellano, vedendo quello scritto non si cura di leggerlo, pensando sia una sentenza del Santo Vangelo, secondo l’uso della Chiesa greca. Ma osservandolo bene, il dottor D. Leonardo Parè, professore di lingua greca, legge con attenzione quei caratteri e si accorge che sono il principio della Lettera della Beata Vergine scritta ai Messinesi: “La vergine Maria, figlia di Gioacchino, umile Ancella di Dio, Madre di Gesù Cristo, della tribù di Giuda, della famiglia di Davide, a quanti sono in Messina salute e benedizione di Dio Onnipotente.” Questo avviene nel giorno appunto di S. Caterina Alessandrina 25 di novembre 1643”.(Padre Placido Samperi, Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio Maria Protettrice di Messina, Messina, Giacomo Mattei 1644). La felice scoperta provoca il pianto del professore Parè e suscita l’entusiasmo dei devoti. 

Il fatto di possedere una reliquia di tale importanza suscitò come detto le gelosie delle altre città e in particolare di Palermo che obiettava sulla veridicità della lettera. Per reazione Palermo decise di adottare ben quattro sante come patrone: sant’Oliva, santa Ninfa, sant’Agata, usurpata ai Catanesi e santa Cristina). La polemica infervorò per secoli tra le due città siciliane e diverse furono le indulgenze concesse dalla Santa Sede ai fedeli della Madonna della Lettera (Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X e vari altri fino a Pio IX nel 1870) per comprovare l’autenticità del culto dei peloritani.

 

Nella Terza Sala del Duomo,  si conserva la “Manta d’Oro”, ovvero, il rivestimento del quadro della Madonna della Lettera, in oro cesellato da Innocenzo Mangani(1668) e poi arricchito da “ex voto” di altre pietre preziose.

 

Ma ci sono certezze storiche sulla autenticità della lettera?

 Mentre erano sorte nel ‘700 discussioni e dispute sulla Lettera ai messinesi e molti dotti si impegnavano in dispute serrate per dimostrarne o negarne l’autenticità, accadde che nel 1715 Pietro Minniti(o Menniti), generale dell’Ordine di San Basilio Magno, scoprì un codice arabo con caratteri siriaci nel quale era contenuta la lettera inviata da Maria ai messinesi. La preziosità del codice fu subito intuita e nel 1716 venne affidato al maronita D.Giuseppe Assemanni, deputato della Santa Sede e interprete delle lingue orientali nella Biblioteca Vaticana, perché lo traducesse. Solo dopo la traduzione eseguita in Vaticano si scoprì di cosa si trattasse. Tale codice era custodito da mons. Attanasio Safàr, vescovo di Mardin in Siria, al quale era stata donata dal Patriarca Ignazio di Antiochia e riportava in calce la data 3 giugno dell’anno 42.
Caio Domenico Gallo descrive l’arrivo della delegazione che porta a Messina la traduzione del codice: “un treno di più carrozze col tiro a quattro, accompagnato dalla nobiltà”, e il ricevimento nell’aula del Senato, per la consegna del prezioso documento, debitamente autenticato da un “pubblico notaro del Campidoglio”. Clero, Senato e popolo decisero che da allora in avanti la festa della propria Patrona, la Madonna della Lettera, non venisse più celebrata l’8 settembre ma il 3 giugno, “data nella quale la Madonna aveva siglato la Sacra Lettera”. Il testo, tradotto in latino, fu portato ai messinesi, “con le debite autentiche”, dall’abate basiliano Don Gregorio Arena. Esso in calce riportava la data che fu assunta come punto di partenza della datazione storiografica (“i messinesi – scrive Salvino Greco in “Storia di Messina” (1979) – presero a contare i secoli appunto dal giorno della ricezione della Lettera della Madonna, come risulta da una epigrafe esistente a Torre Archirafi, in provincia di Catania, dettata nel 1741 dal messinese Giuseppe Natoli”).

 

La traduzione risulta la seguente:

 

“Maria Virgo, Joachim et Annae Filia, Humilis Ancilla Domini, Mater Jesu Christi, qui est ex Tribu Juda, et de Stirpe David, Messanensibus omnibus salutem, et a Deo Patre Onnipotente Benedictionem. Per publicum documentum constat, Vos misisse ad Nos Nuncios, fide magna: Vos scilicet credere, Filium Nostrum a Deo genitum esse Deum, et hominem, et post Resurrectionem suam ad Coelum ascendesse; Vosque mediante Paulo Apostolo electo viam veritatis agnovisse. Propterea vos, vestramque Civitatem benedicimus, et protegimus eam in specula saeculorum”.
Data fuit haec Aepistola die quinta in Urbe Hierusalem a Maria Virgine cuius nomen supra, Anno XXXXII a Filio eius, speculo primo, Die 3 Juni, Luna XXVII”. In conseguenza delle indicazioni della Lettera (Da Gerusalemme l’anno 42 di Nostro Figlio. Indizione I Luna XXVII giorno di giovedì, 3 di giugno) i Romani, più tardi, accettarono l’uso cristiano della datazione annuale definita “Post Cristum Natum”. Il testo della lettera mariana era venuto alla luce quale era conosciuto nella tradizione messinese.

In conseguenza di questa scoperta, a Roma, sul Gianicolo, nella chiesa di San Pietro in Montorio, il 2 maggio 1717 venne incoronata una immagine della Madonna della Lettera trasferita  nella chiesa da un’edicola  di strada in seguito ad una serie di eventi miracolosi. Il quadro era stato dipinto  da Nicolò Pomarancio agli inizi del 1500 e fatto asportare e trasferire in quel posto il 9 agosto 1714, a spese del papa Clemente XI ed a cura del Patriarchi. L’originale della Lettera, secondo una antica tradizione (S.Correnti, “La città sempre rifiorente”, Greco CT 1976) era contenuta in un rotolo. Da questo, in omaggio alla Madonna, si è fatta derivare la misura siciliana di peso detta “Rotolo” che corrisponde a 800 grammi.

Dunque Maria sempre e comunque eterna protettrice di Messina“Benediciamo voi e l’istessa città della quale noi vogliamo essere perpetua protettrice”. Così chiudeva la lettera inviata da Maria ai Messinesi ed una ininterrotta tradizione l’ha riconosciuta e proclamata come propria difesa, anche nei momenti tristi della propria storia.

 

Maria e la guerra del Vespro

 

Durante la guerra del Vespro successero diversi avvenimenti che ebbero come teatro il colle di Montalto e che meritano di essere raccontati più diffusamente. Il colle si erge a 75 metri sul livello del mare, dominando la città e lo stretto. Su di esso si trova la Chiesa di Montalto che è sorta per espressa volontà della Madonna ed è legata alle vicende dei Vespri Siciliani. Nel 1266 la Sicilia era divenuta dominio degli Angioini ed il 31 marzo 1282, lunedì di Pasqua, a Palermo, in risposta al malgoverno dei francesi e alle loro ripetute provocazioni, scoppiò una insurrezione popolare, che martedì 28 aprile si estese anche a Messina dove risiedeva Eriberto di Orleans, Vicario del re. Carlò d’Angiò cinse d’assedio la città, ma non riuscì a conquistarla anche per la strenua difesa opposta dagli abitanti, che videro le gesta eroiche di molte donne, tra le quali si ricordano Dina e Clarenza. In quel periodo la tradizione vuole che la salvezza della città sia dovuta all’intervento della Madonna della Lettera, eterna sua protettrice e custode, infatti durante tutto il periodo del “Vespro”, che si concluse il 31 agosto 1302, con la pace di Caltabellotta, i Messinesi avevano costantemente invocato la protezione della Madonna e Lei aveva corrisposto alle attese, anche con interventi prodigiosi. In più occasioni, come testimonia lo storico Bartolomeo da Neocastro che ne visse gli eventi, accadde di vedere una “Dama Bianca”stendere sulle mura della città “bianchi veli”, rincuorare i combattenti e respingere con le mani le frecce scagliate dagli assalitori. La prima apparizione avvenne l’8 agosto 1302sul colle oggi detto Montalto ma allora indicato come colle della Caperrina (o Capperrina), che in arabo significa “terreno scosceso”.

 

Altre apparizioni erano già avvennute il 15 agosto e il 2 settembre 1282.

 

Le cronache tramandano che, grazie ai fatti prodigiosi di quei giorni, il 2 ottobre 1282 Carlo d’Angiò tolse l’assedio e si ritirò da Messina. Questi i fatti…  Maria apparve ad un fraticello di nome Nicola, del terz’ordine di San Domenico, che abitava da eremita in un luogo solitario situato alle pendici della Caperrina e dedicato all’Arcangelo Gabriele.

Salvino Greco nel suo libro “La storia di Messina” (Ed. EDAS 1983) e nel testo “La Dama Bianca e il Santuario di Montalto” (edito nel 1982 per il 7° centenario del Santuario della Madonna di Messina), Riporta che gli fu detto in sogno dalla Madonna: “Domani levati di buon mattino e procura di avvicinare i Giurati della città e i Signori. A nome mio dirai che io voglio mettere su questo Colle (della Caperrina) la mia abitazione; perciò pensino e presto ad edificarci una chiesa in mio onore col nome diSanta Maria dell’Alto”.

Il frate non ubbidì, perché pensava che quello fosse solo un sogno e non riteneva possibile che la Madonna si rivolgesse proprio a lui. La notte successiva ebbe un’altra apparizione, durante la quale rispose : “Madonna Santa, chi volete che mi creda? I Giudici non daranno ascolto alle mie parole e mi scacceranno come impostore!…”
Maria gli disse : “Non temere nulla. Domani a mezzogiorno sul Colle discenderà dal cielo una colomba bianchissima, la quale, volando sulla spianata segnerà col suo volo il sito dove la Chiesa deve sorgere, e la sua grandezza”. Fra Nicola, il giorno seguente, si rivolse ai Senatori, alla regina Costanza, moglie di Pietro d’Aragona, e a quanti incontrava per strada, manifestando a tutti la volontà della Madonna. La notizia si diffuse e il giorno dopo, a mezzogiorno, (secondo Placido Samperi il 12 giugno 1286, secondo il Bruno il 3 giugno 1294) era presente nel luogo prestabilito molta gente. All’improvviso apparve una colomba che, girando in volo sulla spianata del colle, segnò, prima di sparire, il perimetro dove avrebbe dovuto sorgere la chiesa. Il Senato colpito da tale fatto prodigioso acquistò il terreno con atto dell’8 giugno 1294 ed i cittadini portarono ciascuno una pietra per le fondazioni. Anche la regina Costanza, che abitava insieme al figlio Federico nel castello di Matagrifone, portò la sua pietra. Con l’interessamento del vescovo Guidotto de Tabiatis e con la partecipazione del Senato e della regina, la chiesa fu costruita e dedicata a S. Maria dell’Alto, a ricordo dell’amore della Vergine per Messina, nelle dimensioni volute dalla Madonna stessa (8 x 14 metri). Venne ultimata nel giugno 1295 e fu affidata alla custodia delle suore Cistercensi. Venne 
consacratain un tempo successivo, il 12 giugnodi un anno anteriore al 1392. Tale giorno divenne festa della dedicazione del Santuario di Montalto. Il Samperi riporta che nel 1300 giunse in porto da Oriente una nave, sulla quale si trovava un quadro della Madonna. Il proprietario lo volle donare al vescovo perchè venisse posto nella Cattedrale, ma non si riuscì a sbarcarlo, finchè la Madre di Dio non apparve a un marinaio cui espresse la sua volontà, che il quadro venisse posto sul Colle della Caperrina, “perché” come ella disse “lì sia venerato nella nuova Chiesa di Santa Maria dell’Alto a me dedicata”.
Il quadro fu portato sul colle l’8 settembre 1300 e nel corso dei secoli riportò notevoli alterazioni. Fu ricoperto da una “manta”, una veste di argento, nel XVII secolo, e questa lo protesse dalla distruzione durante il terremoto del 28 dicembre 1908, nel corso del quale andò disperso, ma si ritrovò grazie all’intervento divino della stessa Madonna che  apparendo in sogno a un operaio, Pietro Catanese di S.Pier Niceto che lavorava alla sua ricerca, gli indicandò il posto esatto dove si trovava.

 

Re e Papi in ginocchio davanti a Maria. La battaglia di Lepanto

 

Tutti i re, nel venire a Messina, nel corso dei secoli hanno reso omaggio alla Madonna di Montalto. Prima la regina Costanza l’8 giugno 1294, poi suo figlio Federico II  il 5 agosto 1297, Vittorio Amedeo di Savoia il 2 maggio 1714, Carlo III di Borbone il 9 marzo 1735, Ferdinando III nel 1840, Ferdinando II e la regina Maria Teresa nel 1840 e nel 1842, il principe Umberto di Savoia il 27 giugno 1927. Anche i Papi hanno tenuto in grande considerazione il Santuario di Montalto: il 28 settembre 1298 il papa Bonifacio VIII confermò la custodia del Santuario e concesse indulgenze, così fecero Benedetto XIV l’11 agosto 1742 e Pio VII il 12 agosto 1820, quest’ultimo lo equiparò al Santuario di Loreto del quale gode delle stesse indulgenze, Pio XII decretò l’incoronazione della “Venerata Immagine”, Giovanni Paolo II l’11 giugno 1988 vi si recò in pellegrinaggio in occasione della canonizzazione di Santa Eustochia. I grandi eventi storici che si sono succeduti hanno avuto Messina come riferimento, per il particolare privilegio di essere sotto la benedizione della Vergine Maria. Infatti quando l’Occidente prese l’iniziativa di arrestare l’avanzata dei turchi nel Mediterraneo, la flotta cristiana fu riunita, a partire dal 20 luglio sino al 1° settembre 1571, nel porto di Messina e quale comandante della spedizione fu designato il giovane don Giovanni d’Austria, di appena 24 anni. Il 24 settembre 1571, sciolta ogni riserva, fu decisa la partenza della flotta e l’inviato del Papa Pio V, mons. Odescalchi, prima dell’imbarco bandì il Giubileo, che fu celebrato nel Duomo.
La flotta lasciò il porto il 16 settembre 1571 e fronteggiò quella turca in prossimità delle isole Curzolari. A Messina erano stati stabiliti turni continui di preghiera nella Chiesa di Montalto; durante le orazioni, il giorno 7 ottobre, uno dei presenti, Giovanni Luca Reitano, mentre la gente era in preghiera vide la battaglia e gridò “Vittoria, vittoria!” Quando giunse la notizia da Oriente, portata da Paolo Vassarati giorni dopo, i messinesi già conoscevano l’esito della battaglia. A ricordo del fatto il Senato fece scolpire una statua della 
Madonna della Vittoria la quale venne posta su una torre accanto alla chiesa e che oggi si trova collocata sulla facciata del santuario.
Il 2 novembre di quell’anno don Giovanni d’Austria ritornò a Messina per ringraziare la Madonna della Vittoria riportata sui Turchi. Il 10 novembre nel Duomo fu celebrata una Messa per tutti i defunti nell’epocale scontro