LA PROVVIDENZA E LO SCANDALO DEL MALE

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LA  BONTA’  DIVINA  E  LO   SCANDALO  DEL  MALE

 

Dopo aver dato ascolto al serpente e mangiato dell’albero proibito  Adamo ed Eva sentono  vergogna e si nascondono perché il peccato allontana da Dio e così nasce anche la malizia      ( si vergognano della loro nudità ) ma  più che pentirsi Adamo scarica la colpa a Eva e lei  poi al serpente.

La Misericordia di Dio però si manifesta fin dal principio,  infatti Dio non abbandona al suo destino l’uomo ma continua a stargli accanto:

21 Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.
22 Il Signore Dio disse allora: «Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!»

Se è vero che Adamo ancora vive in ognuno di noi e ognuno di noi sperimenta il peccato è anche vero   che Adamo ed Eva erano privi dell’inclinazione al male, cioè non avevano il peccato originale. Per loro era più difficile peccare. Quello dei nostri progenitori non  è stato perciò  un peccato di ingenuità. Per un peccato di ingenuità non avremmo perso il paradiso e “costretto” Dio alla croce. E’ stato un atto di disubbidienza a Dio, una ribellione ai suoi comandi.

Sant’Agostino  in una sua ardita affermazione definisce però il peccato una felice colpa:  « O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem » «O felice colpa, che ci  meritò un  così grande Redentore ». Questa frase viene recitata ogni anno  nella Messa di Pasqua.

Papa Francesco dice che nel giorno in cui incontreremo Dio possiamo offrirgli i nostri peccati sapendo che Lui  è sommamente misericordioso. San Francesco diceva che non possiamo vantarci di nulla perché tutto è un dono; solo i peccati sono nostri.

  1. Paolo afferma che dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia. Dio è sempre lo stesso, sia nel vecchio come nel nuovo Testamento,  ma l’uomo no. L’uomo ha bisogno di crescere nella conoscenza di Dio. Nella lettera agli Ebrei san Paolo spiega che ciò che è Antico e vecchio è destinato a perire: “ Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima: ma, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a scomparire. ”

San Francesco, che è stato definito da Benedetto XVI “un gigante di santità “,  aveva chiesto al Papa del suo tempo un’indulgenza gratuita per mandare tutti in Paradiso. E sapeva che Dio è sempre lo stesso:E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente   e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifìchiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui e amano lui, che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile, incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sempre sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen”.

In questo scritto, come in altri, S. Francesco manifesta il suo amore straordinario a Dio e  si capisce bene quanto egli ne fosse innamorato. Ma ci fa capire che è anche “inenarrabile, incomprensibile e ininvestigabile”. Siamo creature non possiamo capire totalmente Dio.  Gli ebrei usano portare nelle sinagoghe la Kippah, quel berrettino che si poggia sulla testa. Sta a ricordare al buon ebreo che ha dei limiti. La sua testa è limitata. Possiamo arrivare fino ad un certo punto.

San Paolo definisce la morte l’ultimo nemico da vincere, san Francesco in modo originale definisce la morte sorella perché ci permette di incontrare Dio nella sua pienezza. A dir la verità anche i martiri morivano spesso cantando o pregando, felici di incontrare Dio.

 

Dio accompagna l’uomo nella sua redenzione e dalla paura lo riporta alla figliolanza, dalla giustizia alla misericordia. E ci vuole anche tempo. Nel vecchio Testamento non si poteva neppure nominare Dio e men che meno  incontrarlo e vederlo a tu per tu, pena la morte. Cristo stesso ci dice nel Vangelo che non può comunicarci per intero la verità perché non siamo in grado di portarne il peso ma che lo Spirito Santo ci insegnerà ogni cosa. Insomma Dio cammina con gli uomini assieme alla sua Chiesa che è il suo Corpo Mistico e in questo cammino c’è un progresso nella Sapienza.

SAPIENZA 2

2,1 Dicono fra loro sragionando:
«La nostra vita è breve e triste;
non c’è rimedio, quando l’uomo muore,
e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi.
2 Siamo nati per caso
e dopo saremo come se non fossimo stati.
È un fumo il soffio delle nostre narici,
il pensiero è una scintilla
nel palpito del nostro cuore.
3 Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere
e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
4 Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo
e nessuno si ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube,
si disperderà come nebbia
scacciata dai raggi del sole
e disciolta dal calore.
5 La nostra esistenza è il passare di un’ombra
e non c’è ritorno alla nostra morte,
poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
6 Su, godiamoci i beni presenti,
facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
7 Inebriamoci di vino squisito e di profumi,
non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera,
8 coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano;
9 nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia
perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.
10 Spadroneggiamo sul giusto povero,
non risparmiamo le vedove,
nessun riguardo per la canizie ricca d’anni del vecchio.
11 La nostra forza sia regola della giustizia,
perché la debolezza risulta inutile.
12 Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo
ed è contrario alle nostre azioni;
ci rimprovera le trasgressioni della legge
e ci rinfaccia le mancanze
contro l’educazione da noi ricevuta.
13 Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e si dichiara figlio del Signore.
14 È diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti;
ci è insopportabile solo al vederlo,
15 perché la sua vita è diversa da quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
16 Moneta falsa siam da lui considerati,
schiva le nostre abitudini come immondezze.
Proclama beata la fine dei giusti
e si vanta di aver Dio per padre.
17 Vediamo se le sue parole sono vere;
proviamo ciò che gli accadrà alla fine.
18 Se il giusto è figlio di Dio, egli l’assisterà,
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
19 Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti,
per conoscere la mitezza del suo carattere
e saggiare la sua rassegnazione.
20 Condanniamolo a una morte infame,
perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà».
21 La pensano così, ma si sbagliano;
la loro malizia li ha accecati.
22 Non conoscono i segreti di Dio;
non sperano salario per la santità
né credono alla ricompensa delle anime pure.
23 Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità;
lo fece a immagine della propria natura.
24 Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo;
e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono.

3,1 Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà.
2 Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
3 la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
4 Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
5 Per una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé:
6 li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto.
7 Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là.
8 Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
9 Quanti confidano in lui comprenderanno la verità;
coloro che gli sono fedeli
vivranno presso di lui nell’amore,
perché grazia e misericordia
sono riservate ai suoi eletti.
10 Ma gli empi per i loro pensieri riceveranno il castigo,
essi che han disprezzato il giusto
e si son ribellati al Signore.

 

 

Catechismo della Chiesa Cattolica

La provvidenza e le cause seconde 

306 Dio è il Padrone sovrano del suo disegno. Però, per realizzarlo, si serve anche della cooperazione delle creature. Questo non è un segno di debolezza, bensì della grandezza e della bontà di Dio onnipotente. Infatti Dio alle sue creature non dona soltanto l’esistenza, ma anche la dignità di agire esse stesse, di essere causa e principio le une delle altre, e di collaborare in tal modo al compimento del suo disegno.

307 Dio dà agli uomini anche il potere di partecipare liberamente alla sua provvidenza, affidando loro la responsabilità di « soggiogare » la terra e di dominarla. 385 In tal modo Dio fa dono agli uomini di essere cause intelligenti e libere per completare l’opera della creazione, perfezionandone l’armonia, per il loro bene e per il bene del loro prossimo. Cooperatori spesso inconsapevoli della volontà divina, gli uomini possono entrare deliberatamente nel piano divino con le loro azioni, le loro preghiere, ma anche con le loro sofferenze. 386 Allora diventano in pienezza « collaboratori di Dio » (1 Cor 3,9) 387 e del suo Regno. 388

308 Dio agisce in tutto l’agire delle sue creature: è una verità inseparabile dalla fede in Dio Creatore. Egli è la causa prima che opera nelle cause seconde e per mezzo di esse: « È Dio infatti che suscita » in noi « il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni » (Fil 2,13). 389 Lungi dallo sminuire la dignità della creatura, questa verità la accresce. Infatti la creatura, tratta dal nulla dalla potenza, dalla sapienza e dalla bontà di Dio, niente può se è separata dalla propria origine, perché « la creatura senza il Creatore svanisce »; 390 ancor meno può raggiungere il suo fine ultimo senza l’aiuto della grazia. 391

La provvidenza e lo scandalo del male

309 Se Dio Padre onnipotente, Creatore del mondo ordinato e buono, si prende cura di tutte le sue creature, perché esiste il male? A questo interrogativo tanto pressante quanto inevitabile, tanto doloroso quanto misterioso, nessuna risposta immediata potrà bastare. È l’insieme della fede cristiana che costituisce la risposta a tale questione: la bontà della creazione, il dramma del peccato, l’amore paziente di Dio che viene incontro all’uomo con le sue alleanze, con l’incarnazione redentrice del suo Figlio, con il dono dello Spirito, con la convocazione della Chiesa, con la forza dei sacramenti, con la vocazione ad una vita felice, alla quale le creature libere sono invitate a dare il loro consenso, ma alla quale, per un mistero terribile, possono anche sottrarsi. Non c’è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una risposta al problema del male.

310 Ma perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male? Nella sua infinita potenza, Dio potrebbe sempre creare qualcosa di migliore. 392 Tuttavia, nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo « in stato di via » verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta, con la comparsa di certi esseri, la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni. Quindi, insieme con il bene fisico esiste anche il male fisico, finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione. 393

311 Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno peccato. È così che nel mondo è entrato il male morale, incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale. 394 Però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene:

« Infatti Dio onnipotente […], essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene ».395

312 Così, col tempo, si può scoprire che Dio, nella sua provvidenza onnipotente, può trarre un bene dalle conseguenze di un male, anche morale, causato dalle sue creature: « Non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. […] Se voi avete pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene […] per far vivere un popolo numeroso » (Gn 45,8; 50,20). 396 Dal più grande male morale che mai sia stato commesso, il rifiuto e l’uccisione del Figlio di Dio, causata dal peccato di tutti gli uomini, Dio, con la sovrabbondanza della sua grazia, 397 ha tratto i più grandi beni: la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione. Con ciò, però, il male non diventa un bene.

313 « Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8,28). La testimonianza dei santi non cessa di confermare questa verità:

Così santa Caterina da Siena dice a « coloro che si scandalizzano » e si ribellano davanti a ciò che loro capita: « Tutto viene dall’amore, tutto è ordinato alla salvezza dell’uomo, Dio non fa niente se non a questo fine ». 398
E san Tommaso Moro, poco prima del martirio, consola la figlia: « Non accade nulla che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio ». 399
E Giuliana di Norwich: « Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene […]. Tu stessa vedrai che ogni specie di cosa sarà per il bene ». 400

314 Noi crediamo fermamente che Dio è Signore del mondo e della storia. Ma le vie della sua provvidenza spesso ci rimangono sconosciute. Solo alla fine, quando avrà termine la nostra conoscenza imperfetta e vedremo Dio « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12), conosceremo pienamente le vie lungo le quali, anche attraverso i drammi del male e del peccato, Dio avrà condotto la sua creazione fino al riposo di quel Sabato 401 definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra.