02/08/2013 – Messaggio ai musulmani per la fine del Ramadan

Per la prima volta nella storia un  Papa invia, di suo pugno, un messaggio ai musulmani

Papa Francesco durante un’udienza in Vaticano dedicata a favorire un maggior dialogo con il mondo islamico, il 22 marzo 2013

Per la prima volta nella storia un  Papa invia, di suo pugno, un messaggio ai musulmani per la fine del  Ramadan ricordando S. francesco

Cristiani e musulmani sono chiamati a rispettare in modo reciproco “la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori”, educando i propri giovani a questo atteggiamento. Lo scrive Papa Francesco in un messaggio per la fine del Ramadan, il periodo di preghiera e digiuno cui sono tenuti i fedeli islamici. Un messaggio che il Papa, a differenza del passato, ha voluto firmare in prima persona
Rispetto reciproco. Due termini che schiudono un universo di rapporti interreligiosi sereni e duraturi, radicati sui valori base che uniscono gli esseri umani e sono estranei alle forme di violenza praticate in nome di Dio. Al momento di stilare il Messaggio per l’“Id al-Fitr”, la celebrazione che conclude il Ramadan, Papa Francesco decide di firmarlo di suo pugno invece che lasciare l’incombenza al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, come consuetudine vorrebbe. Rivolgendosi “ai musulmani del mondo intero”, il Papa si concentra sul tema del Messaggio, “La promozione del mutuo rispetto attraverso l’educazione”, e lo scinde nelle due parole chiave. “Rispetto – afferma – significa un atteggiamento di gentilezza verso le persone per cui nutriamo considerazione e stima”. E “mutuo significa che questo non è un processo a senso unico, ma qualcosa che si condivide da entrambe le parti”.

In ottica sociale e familiare – due dimensioni importanti per i musulmani e sulle quali, sottolinea Papa Francesco, si notano attualmente dei “paralleli” con la “fede e la pratica cristiane – “ciò che siamo chiamati a rispettare in ciascuna persona è innanzitutto la sua vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche”. In altre parole, puntualizza, siamo chiamati “a pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo rispettoso, non solo in sua presenza, ma sempre e dovunque, evitando ingiuste critiche o diffamazione”. E qui, afferma, entra in gioco la grande responsabilità di famiglie, scuole, insegnamento religioso, mass media.

Applicando poi il principio del mutuo rispetto ai rapporti interreligiosi, in particolare tra cristiani e musulmani, Papa Francesco scrive: “Siamo chiamati a rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori” e a manifestare “uno speciale rispetto” ai “capi religiosi e ai luoghi di culto”. Poiché, soggiunge, “quanto dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro di questi!”. Fondamentale diventa trasmettere questa consapevolezza ai giovani. Sul punto, Papa Francesco è netto: “Dobbiamo formare i nostri giovani a pensare e parlare in modo rispettoso delle altre religioni e dei loro seguaci, evitando di mettere in ridicolo o denigrare le loro convinzioni e pratiche. Sappiamo tutti – osserva – che il mutuo rispetto è fondamentale in ogni relazione umana, specialmente tra persone che professano una credenza religiosa. È così che può crescere un’amicizia sincera e duratura”. Ricordando in apertura di Messaggio come la scelta di chiamarsi “Francesco” sia stata ispirata dalla figura di un Santo considerato “fratello universale” per il suo grande amore a Dio e all’umanità, il Papa conclude ribadendo il concetto espresso in marzo al cospetto del Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano: “Non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri”.

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