PAPA FRANCESCO AI CATECHISTI

PAPA FRANCESCO AL GIUBILEO DEI CATECHISTI

“Come servitori della parola di Gesù siamo chiamati a non ostentare apparenza e a non ricercare gloria; nemmeno possiamo essere tristi o lamentosi. Non siamo profeti di sventura che si compiacciono di scovare pericoli o deviazioni; non gente che si trincera nei propri ambienti, emettendo giudizi amari sulla società, sulla Chiesa, su tutto e tutti, inquinando il mondo di negatività. Lo scetticismo lamentevole non appartiene a chi è familiare con la Parola di Dio”.

Trovare vie per aiutare gli altri
Chi annuncia la speranza di Gesù, sottolinea il Pontefice, è “portatore di gioia”, ha davanti a sé “orizzonti” e non “un muro che lo chiude”: guarda “al di là del male e dei problemi”, attento al prossimo, a chi “è trascurato e scartato dal mondo”:

“Il Signore oggi ce lo chiede: dinanzi ai tanti Lazzaro che vediamo, siamo chiamati a inquietarci, a trovare vie per incontrare e aiutare, senza delegare sempre ad altri o dire: ‘ti aiuterò domani, oggi non ho tempo, ti aiuterò domani’. E questo è un peccato. Il tempo per soccorrere gli altri è tempo donato a Gesù, è amore che rimane: è il nostro tesoro in cielo, che ci procuriamo qui sulla terra”.

Non irrigidirsi attorno a obblighi
La missione è dunque annunciare “Dio-Amore”:

“Non a forza di convincere, mai imponendo la verità, nemmeno irrigidendosi attorno a qualche obbligo religioso o morale. Dio si annuncia incontrando le persone, con attenzione alla loro storia e al loro cammino”.

Testimoniare il Vangelo anche con forme nuove di annuncio
Il Signore non è un’idea – spiega Francesco – ma una “Persona viva”: il suo messaggio passa con la “testimonianza semplice e vera, con l’ascolto e l’accoglienza, con la gioia che si irradia”:

“Non si parla bene di Gesù quando si è tristi; nemmeno si trasmette la bellezza di Dio solo facendo belle prediche. Il Dio della speranza si annuncia vivendo nell’oggi il Vangelo della carità, senza paura di testimoniarlo anche con forme nuove di annuncio”.

Il Signore è risorto
In questo Giubileo, conclude il Papa, ci è chiesto di “non stancarci di mettere al primo posto” l’annuncio principale della fede, il Signore è risorto.

“Non ci sono contenuti più importanti, nulla è più solido e attuale. Ogni contenuto della fede diventa bello se resta collegato a questo centro, se è attraversato dall’annuncio pasquale. Invece, se si isola, perde senso e forza”.